giovedì 22 maggio 2025

La strada giovane


Antonio Albanese lo conoscevo per i suoi personaggi strampalati e fuori dagli schemi, oppure per film come Un mondo a parte, che fanno riflettere con la loro delicatezza e semplicità. Ma come autore mi ha stupito ancora di più. È stato emozionante vederlo e incontrarlo al Salone del Libro, dove ha presentato il suo primo libro La Strada giovane, confermando il mio affetto per questa storia vera di famiglia.

Il racconto è ambientato verso la fine della Seconda guerra mondiale, nel periodo della resa dei fascisti ma non ancora dei nazisti, mentre gli americani iniziano a sbarcare in Italia. Protagonista è Nino, un ragazzo poco più che ventenne, prigioniero di guerra ad Auschwitz, che riesce a fuggire. Da lì inizia la sua lunga avventura: un viaggio fatto di fame, stenti, paura, incontri pericolosi e momenti di disperazione, con un solo obiettivo — tornare a casa, in Sicilia.

La storia di Nino mi ha colpito profondamente. Nino è realmente esistito: era lo zio di Albanese. Ma riflettendoci, potrebbe essere stato lo zio, il padre, il fratello o il cugino di chiunque abbia vissuto quell’epoca. La sua è la storia di tanti uomini che, spinti dalla disperazione ma soprattutto dalla determinazione e dall’istinto di sopravvivenza, cercavano solo di tornare a casa dai propri cari.

Il libro è breve — circa 120 pagine — ma intenso. Vi sembrerà di camminare al fianco di Nino, di sentire la sua fame, la sua stanchezza, l’angoscia che lo accompagna giorno dopo giorno. Un libro che sembra infinito, tanto da far pensare: “Ma quando tornerà finalmente a casa?”

Mi sono affezionata a Nino: un ragazzo esile, timido, riservato, che però dimostra una forza d’animo straordinaria e una maturità fuori dal comune. Affronta il suo viaggio con quattro stracci addosso, costretto a mangiare lumache crude per non morire di fame, a non fidarsi di nessuno, sempre nascosto nei boschi per paura di essere scambiato per un tedesco e quindi ucciso.

Durante la conferenza al Salone del Libro, Antonio Albanese ha raccontato di aver pensato a lungo a questo libro. In realtà, era nato anni fa come sceneggiatura, ma ha sentito il bisogno di trasformarlo in un racconto scritto. Questo traspare da ogni riga. Ha anche detto di volerlo portare sul grande schermo appena ne avrà la possibilità e gli attori giusti. E io spero vivamente che ci riesca presto.

Ve lo consiglio con tutto il cuore. Immergetevi, come ho fatto io, in questo viaggio con Nino. Scoprirete un pezzo di storia che fa male leggere o ascoltare, ma che allo stesso tempo racconta tutta la forza, la caparbietà e il bene che gli esseri umani sanno tirare fuori quando tutto ciò che desiderano è sopravvivere… e tornare a casa.

martedì 20 maggio 2025

SalTo25


E anche quest’anno è arrivato (ed è già finito) il Salone del Libro.

Premetto: io sono innamorata di questo evento sin da ragazzina, quando alle superiori i professori decisero di portarci e io non sapevo ancora cosa fosse. Ne rimasi estasiata. Non solo per la moltitudine di stand e quindi di libri esposti, le case editrici e gli autori presenti, ma anche per tutte le persone famose, la stampa, le radio e le televisioni. Insomma, il paese dei balocchi.

Ma crescendo, la vita cambia le tue abitudini: inizi a lavorare, ad avere altri impegni, la famiglia... e la mia passione per la lettura e i libri non è mai svanita, ma diciamo che l’ho messa a riposo, a fasi alterne, per qualche anno.

Il Salone, però, l’ho sempre visitato, purtroppo riuscendo a partecipare solo per un giorno, costringendomi ogni volta a fare una scelta: conferenze, stand, nuovi autori o laboratori?

La mia passione più grande è sempre stata quella di scoprire le piccole case editrici, quelle che non trovi spesso (o mai) in libreria, e farmi consigliare qualche libro. A volte, come mi è successo, si sono rivelati piccole perle che custodisco gelosamente. Oppure seguire conferenze in cui autori per me sconosciuti presentavano il loro libro: pura magia.

Quest’anno ho deciso di farmi un piccolo regalo (oltre alle decine di libri che ho comprato!): regalarmi l’abbonamento per tutti e cinque i giorni.

Vivendo a Torino, sono riuscita ad organizzarmi più facilmente rispetto a chi arriva da fuori città, e questo mi ha permesso di pianificare al meglio le giornate, seguendo conferenze, firmacopie, conoscendo autori e visitando gli stand con calma e curiosità.

Ci sono sempre pareri discordanti sul Salone: c’è chi lo considera uno specchietto per le allodole, chi dice che si trovano le stesse cose delle librerie, chi pensa sia solo un palcoscenico per i Vip e chi lo trova troppo caro.

Dipende da ciò che vuoi e da ciò che cerchi.

Io cerco libri che in libreria non troverei, cerco piccoli autori che – come è successo in diversi stand – mi raccontano il loro libro e il loro sogno da scrittori, cerco idee nuove, eventi a cui assistere per ascoltare argomenti che non conoscevo e su cui posso riflettere e farmi una mia idea.

Li ho trovati? Sì, e ne avrei potuti trovare ancora di più.

Ma non era una maratona, e ne sono uscita soddisfatta lo stesso.

Non ho trovato solo libri: ho trovato parole, volti, sorrisi, colori, suoni, luci… sì, anche code, tanta gente, a volte sete, poche sedie e un po’ di fatica. Ma ogni manifestazione ha le sue difficoltà, e io le ho affrontate volentieri.

Tornerò al Salone?

Sicuramente. E cercherò anche la prossima volta di vivere più giorni, organizzandomi di nuovo per fare esperienze diverse, ritrovare le piccole case editrici e gli autori che amo, e magari conoscerne di nuovi. Scoprirò anche attività che quest’anno non sono riuscita a fare.

Insomma, se anche voi amate il Salone del Libro, magari il prossimo anno ci troviamo lì :)

giovedì 8 maggio 2025

Tatà di Valerie Perrin

Quando il passato bussa alla porta...

Non conoscevo Valerie Perrin né avevo mai letto nulla di suo, ma la curiosità, le tante recensioni positive e la lunga permanenza in classifica mi hanno convinta ad acquistare Tatà.

La storia parte da un fatto molto strano: Agnès, una regista, riceve una telefonata in cui le dicono che sua zia Colette è morta. 
Peccato che, per quanto lei sapesse, la zia fosse già morta tre anni prima. Da lì inizia un viaggio tra misteri, vecchi segreti e ricordi di famiglia.

Agnès prova a scoprire la verità ascoltando delle cassette lasciate dalla zia, incontrando persone del passato e scavando nella sua storia familiare. 
Ogni passo la porta più vicino a una verità difficile ma necessaria, e la costringe a fare i conti anche con alcune scelte della sua vita.

È un libro che mi è piaciuto: scritto con dolcezza, scorrevole, ma capace di far riflettere. Parla di famiglia, memoria, e di tutte quelle cose che a volte preferiamo dimenticare. Un po’ misterioso, un po’ malinconico, ma molto umano.

La protagonista impara a guardare il passato con occhi nuovi, e la storia ci ricorda che anche dietro bugie e silenzi si nascondono, a volte, vicende complesse e persino gesti d’amore.

Se devo trovare un difetto, forse in alcuni punti è un po’ troppo dettagliato, con particolari che avrei evitato. 
Ma nel complesso mi ha davvero coinvolta: non vedevo l’ora di arrivare alla fine per scoprire il segreto di zia Colette.

Ve lo consiglio: una lettura perfetta per staccare un po’ e immergersi completamente nella vita dei personaggi di Tatà.


Il Coraggio tra i fiori di ortica

Questo è stato un libro che ho acquistato “al buio”. Sì, proprio al buio! Girando tra gli stand del SalTo25, mi sono imbattuta i...