Antonio Albanese lo conoscevo per i suoi personaggi strampalati e fuori dagli schemi, oppure per film come Un mondo a parte, che fanno riflettere con la loro delicatezza e semplicità. Ma come autore mi ha stupito ancora di più. È stato emozionante vederlo e incontrarlo al Salone del Libro, dove ha presentato il suo primo libro La Strada giovane, confermando il mio affetto per questa storia vera di famiglia.
Il racconto è ambientato verso la fine della Seconda guerra mondiale, nel periodo della resa dei fascisti ma non ancora dei nazisti, mentre gli americani iniziano a sbarcare in Italia. Protagonista è Nino, un ragazzo poco più che ventenne, prigioniero di guerra ad Auschwitz, che riesce a fuggire. Da lì inizia la sua lunga avventura: un viaggio fatto di fame, stenti, paura, incontri pericolosi e momenti di disperazione, con un solo obiettivo — tornare a casa, in Sicilia.
La storia di Nino mi ha colpito profondamente. Nino è realmente esistito: era lo zio di Albanese. Ma riflettendoci, potrebbe essere stato lo zio, il padre, il fratello o il cugino di chiunque abbia vissuto quell’epoca. La sua è la storia di tanti uomini che, spinti dalla disperazione ma soprattutto dalla determinazione e dall’istinto di sopravvivenza, cercavano solo di tornare a casa dai propri cari.
Il libro è breve — circa 120 pagine — ma intenso. Vi sembrerà di camminare al fianco di Nino, di sentire la sua fame, la sua stanchezza, l’angoscia che lo accompagna giorno dopo giorno. Un libro che sembra infinito, tanto da far pensare: “Ma quando tornerà finalmente a casa?”
Mi sono affezionata a Nino: un ragazzo esile, timido, riservato, che però dimostra una forza d’animo straordinaria e una maturità fuori dal comune. Affronta il suo viaggio con quattro stracci addosso, costretto a mangiare lumache crude per non morire di fame, a non fidarsi di nessuno, sempre nascosto nei boschi per paura di essere scambiato per un tedesco e quindi ucciso.
Durante la conferenza al Salone del Libro, Antonio Albanese ha raccontato di aver pensato a lungo a questo libro. In realtà, era nato anni fa come sceneggiatura, ma ha sentito il bisogno di trasformarlo in un racconto scritto. Questo traspare da ogni riga. Ha anche detto di volerlo portare sul grande schermo appena ne avrà la possibilità e gli attori giusti. E io spero vivamente che ci riesca presto.
Ve lo consiglio con tutto il cuore. Immergetevi, come ho fatto io, in questo viaggio con Nino. Scoprirete un pezzo di storia che fa male leggere o ascoltare, ma che allo stesso tempo racconta tutta la forza, la caparbietà e il bene che gli esseri umani sanno tirare fuori quando tutto ciò che desiderano è sopravvivere… e tornare a casa.
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