giovedì 30 gennaio 2025

La Banalità del bene di Enrico Deaglio


In questi giorni si è celebrato l'anniversario del Giorno della Memoria, e mi è tornato in mente un libro che alle superiori la nostra professoressa di italiano ci fece leggere. 

All'epoca, a 15 o 16 anni, lo vidi come una forzatura, ma con il passare del tempo l'ho riletto e ora è uno dei libri che porto nel cuore.

Si tratta de "La banalità del bene" di Enrico Deaglio, che racconta la storia di Giorgio Perlasca, un italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale si trovava a Budapest, in Ungheria. Inizialmente simpatizzante del fascismo, Perlasca cambiò idea e si oppose al regime. Quando i nazisti iniziarono a deportare gli ebrei ungheresi nei campi di concentramento, decise di intervenire. Fingendosi diplomatico spagnolo, riuscì a ottenere documenti falsi e protezione per migliaia di ebrei. Con grande coraggio e intelligenza, si adoperò per nascondere e salvare molte vite, rischiando costantemente la propria. Alla fine della guerra, tornò in Italia senza cercare gloria o riconoscimenti, e la sua storia rimase sconosciuta per molti anni.

Il libro è un racconto coinvolgente e toccante, che porta alla luce una pagina importante e poco conosciuta della storia italiana.

La figura di Giorgio Perlasca emerge con grande forza e umanità: un uomo che, senza cercare eroismi, ha salvato migliaia di ebrei dalla deportazione. Sembra essere stato guidato da un senso naturale del bene, agendo contro l'orrore del nazismo con la determinazione di chi sa di fare la cosa giusta, senza cercare riconoscimenti.

È un libro che lascia il segno e fa riflettere su quanto, nella vita, siano spesso le scelte più semplici a cambiare il corso della storia. 

Come dice Perlasca:

 "Non ero un eroe, ho fatto solo quello che dovevo fare."

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