venerdì 5 settembre 2025

Il Coraggio tra i fiori di ortica


Questo è stato un libro che ho acquistato “al buio”.
Sì, proprio al buio!

Girando tra gli stand del SalTo25, mi sono imbattuta in quello di MdS Editore, che fino ad allora non conoscevo. Lì ho scoperto un’idea curiosa: libri impacchettati, con solo tre aggettivi a descriverli. Ne ho scelti tre e, tra questi, c’era proprio quello di cui vi parlo oggi.

Il libro è "Il coraggio tra i fiori di ortica" ed è scritto da Alessandra Favati, e scopro che è il suo primo romanzo… beh, come inizio promette davvero bene.

È un racconto ambientato a Pisa negli anni ’60, che narra l’infanzia di una bambina cresciuta in una corte popolare, insieme ad altri bambini con cui condivide giochi, povertà, ma anche segreti, silenzi e ferite invisibili.

Quando ho deciso di leggerlo, pensavo che, visto il numero contenuto di pagine e la trama, sarebbe stata una lettura perfetta da ombrellone. 
Non mi aspettavo, invece, di trovarmi di fronte a una storia così intensa.
La scrittrice non parla solo di scorribande e giochi infantili: porta in scena un trauma che colpisce questi bambini con la forza di un pugno allo stomaco, proprio quando meno te lo aspetti.

La sua prosa è delicata, quasi poetica, anche se la vicenda ha ben poco di poetico. 
Con una scrittura pudica e innocente riesce a descrivere emozioni, silenzi e sentimenti con tale intensità da farmi sentire parte di quella corte, accanto ai bambini protagonisti.

È un racconto che parla di crescita e di rinascita, e che fa riflettere su come, a volte, le sofferenze sappiano unire più che dividere.

Non voglio svelarvi nulla della trama, se non ciò che si trova nella breve sintesi iniziale: penso che questa sia una storia che vada letta senza anticipazioni, lasciando al lettore il compito di comprenderla e assimilarla. Vi basti sapere che la consiglio con il cuore.

Il coraggio tra i fiori di ortica è un romanzo che resta dentro per la sua intensità e delicatezza.
È emozionante, perché accompagna in un percorso di liberazione emotiva; resiliente, perché mostra come ci si possa rialzare anche dalle ferite più profonde; e poetico, per la sua capacità di trasformare il silenzio e il dolore in immagini toccanti.

giovedì 22 maggio 2025

La strada giovane


Antonio Albanese lo conoscevo per i suoi personaggi strampalati e fuori dagli schemi, oppure per film come Un mondo a parte, che fanno riflettere con la loro delicatezza e semplicità. Ma come autore mi ha stupito ancora di più. È stato emozionante vederlo e incontrarlo al Salone del Libro, dove ha presentato il suo primo libro La Strada giovane, confermando il mio affetto per questa storia vera di famiglia.

Il racconto è ambientato verso la fine della Seconda guerra mondiale, nel periodo della resa dei fascisti ma non ancora dei nazisti, mentre gli americani iniziano a sbarcare in Italia. Protagonista è Nino, un ragazzo poco più che ventenne, prigioniero di guerra ad Auschwitz, che riesce a fuggire. Da lì inizia la sua lunga avventura: un viaggio fatto di fame, stenti, paura, incontri pericolosi e momenti di disperazione, con un solo obiettivo — tornare a casa, in Sicilia.

La storia di Nino mi ha colpito profondamente. Nino è realmente esistito: era lo zio di Albanese. Ma riflettendoci, potrebbe essere stato lo zio, il padre, il fratello o il cugino di chiunque abbia vissuto quell’epoca. La sua è la storia di tanti uomini che, spinti dalla disperazione ma soprattutto dalla determinazione e dall’istinto di sopravvivenza, cercavano solo di tornare a casa dai propri cari.

Il libro è breve — circa 120 pagine — ma intenso. Vi sembrerà di camminare al fianco di Nino, di sentire la sua fame, la sua stanchezza, l’angoscia che lo accompagna giorno dopo giorno. Un libro che sembra infinito, tanto da far pensare: “Ma quando tornerà finalmente a casa?”

Mi sono affezionata a Nino: un ragazzo esile, timido, riservato, che però dimostra una forza d’animo straordinaria e una maturità fuori dal comune. Affronta il suo viaggio con quattro stracci addosso, costretto a mangiare lumache crude per non morire di fame, a non fidarsi di nessuno, sempre nascosto nei boschi per paura di essere scambiato per un tedesco e quindi ucciso.

Durante la conferenza al Salone del Libro, Antonio Albanese ha raccontato di aver pensato a lungo a questo libro. In realtà, era nato anni fa come sceneggiatura, ma ha sentito il bisogno di trasformarlo in un racconto scritto. Questo traspare da ogni riga. Ha anche detto di volerlo portare sul grande schermo appena ne avrà la possibilità e gli attori giusti. E io spero vivamente che ci riesca presto.

Ve lo consiglio con tutto il cuore. Immergetevi, come ho fatto io, in questo viaggio con Nino. Scoprirete un pezzo di storia che fa male leggere o ascoltare, ma che allo stesso tempo racconta tutta la forza, la caparbietà e il bene che gli esseri umani sanno tirare fuori quando tutto ciò che desiderano è sopravvivere… e tornare a casa.

martedì 20 maggio 2025

SalTo25


E anche quest’anno è arrivato (ed è già finito) il Salone del Libro.

Premetto: io sono innamorata di questo evento sin da ragazzina, quando alle superiori i professori decisero di portarci e io non sapevo ancora cosa fosse. Ne rimasi estasiata. Non solo per la moltitudine di stand e quindi di libri esposti, le case editrici e gli autori presenti, ma anche per tutte le persone famose, la stampa, le radio e le televisioni. Insomma, il paese dei balocchi.

Ma crescendo, la vita cambia le tue abitudini: inizi a lavorare, ad avere altri impegni, la famiglia... e la mia passione per la lettura e i libri non è mai svanita, ma diciamo che l’ho messa a riposo, a fasi alterne, per qualche anno.

Il Salone, però, l’ho sempre visitato, purtroppo riuscendo a partecipare solo per un giorno, costringendomi ogni volta a fare una scelta: conferenze, stand, nuovi autori o laboratori?

La mia passione più grande è sempre stata quella di scoprire le piccole case editrici, quelle che non trovi spesso (o mai) in libreria, e farmi consigliare qualche libro. A volte, come mi è successo, si sono rivelati piccole perle che custodisco gelosamente. Oppure seguire conferenze in cui autori per me sconosciuti presentavano il loro libro: pura magia.

Quest’anno ho deciso di farmi un piccolo regalo (oltre alle decine di libri che ho comprato!): regalarmi l’abbonamento per tutti e cinque i giorni.

Vivendo a Torino, sono riuscita ad organizzarmi più facilmente rispetto a chi arriva da fuori città, e questo mi ha permesso di pianificare al meglio le giornate, seguendo conferenze, firmacopie, conoscendo autori e visitando gli stand con calma e curiosità.

Ci sono sempre pareri discordanti sul Salone: c’è chi lo considera uno specchietto per le allodole, chi dice che si trovano le stesse cose delle librerie, chi pensa sia solo un palcoscenico per i Vip e chi lo trova troppo caro.

Dipende da ciò che vuoi e da ciò che cerchi.

Io cerco libri che in libreria non troverei, cerco piccoli autori che – come è successo in diversi stand – mi raccontano il loro libro e il loro sogno da scrittori, cerco idee nuove, eventi a cui assistere per ascoltare argomenti che non conoscevo e su cui posso riflettere e farmi una mia idea.

Li ho trovati? Sì, e ne avrei potuti trovare ancora di più.

Ma non era una maratona, e ne sono uscita soddisfatta lo stesso.

Non ho trovato solo libri: ho trovato parole, volti, sorrisi, colori, suoni, luci… sì, anche code, tanta gente, a volte sete, poche sedie e un po’ di fatica. Ma ogni manifestazione ha le sue difficoltà, e io le ho affrontate volentieri.

Tornerò al Salone?

Sicuramente. E cercherò anche la prossima volta di vivere più giorni, organizzandomi di nuovo per fare esperienze diverse, ritrovare le piccole case editrici e gli autori che amo, e magari conoscerne di nuovi. Scoprirò anche attività che quest’anno non sono riuscita a fare.

Insomma, se anche voi amate il Salone del Libro, magari il prossimo anno ci troviamo lì :)

giovedì 8 maggio 2025

Tatà di Valerie Perrin

Quando il passato bussa alla porta...

Non conoscevo Valerie Perrin né avevo mai letto nulla di suo, ma la curiosità, le tante recensioni positive e la lunga permanenza in classifica mi hanno convinta ad acquistare Tatà.

La storia parte da un fatto molto strano: Agnès, una regista, riceve una telefonata in cui le dicono che sua zia Colette è morta. 
Peccato che, per quanto lei sapesse, la zia fosse già morta tre anni prima. Da lì inizia un viaggio tra misteri, vecchi segreti e ricordi di famiglia.

Agnès prova a scoprire la verità ascoltando delle cassette lasciate dalla zia, incontrando persone del passato e scavando nella sua storia familiare. 
Ogni passo la porta più vicino a una verità difficile ma necessaria, e la costringe a fare i conti anche con alcune scelte della sua vita.

È un libro che mi è piaciuto: scritto con dolcezza, scorrevole, ma capace di far riflettere. Parla di famiglia, memoria, e di tutte quelle cose che a volte preferiamo dimenticare. Un po’ misterioso, un po’ malinconico, ma molto umano.

La protagonista impara a guardare il passato con occhi nuovi, e la storia ci ricorda che anche dietro bugie e silenzi si nascondono, a volte, vicende complesse e persino gesti d’amore.

Se devo trovare un difetto, forse in alcuni punti è un po’ troppo dettagliato, con particolari che avrei evitato. 
Ma nel complesso mi ha davvero coinvolta: non vedevo l’ora di arrivare alla fine per scoprire il segreto di zia Colette.

Ve lo consiglio: una lettura perfetta per staccare un po’ e immergersi completamente nella vita dei personaggi di Tatà.


mercoledì 9 aprile 2025

L'isola dei Battiti del Cuore


Ci sono libri che non ti aspetti e che ti sussurrano al cuore. 
L'isola dei battiti del cuore è stato uno di questi.
Laura Imai Messina ci racconta la storia di Shuichi, un illustratore di libri per bambini sulla quarantina, e di Kenta, un bambino di otto anni. 
Due persone molto diverse, due vite, due solitudini che si incontrano e imparano a camminare insieme.

La narrazione è lenta, ma non in senso negativo: è come se questo romanzo andasse assaporato, proprio come si gusta una tazza di tè caldo in una giornata fredda. Ogni pagina è una piccola scoperta, una carezza. Anche quando parla di momenti tristi e dolorosi, riesce comunque ad avvolgerti, come in un abbraccio.

È un romanzo che invita a riflettere, ad ascoltarsi, a sentire il proprio cuore.
Quando dice: “Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici”, mi sono chiesta: quante volte ce lo ricordiamo davvero? È una frase all'apparenza semplice, ma che racchiude l’essenza di questo libro: ritrovare la bellezza nelle cose semplici, in ciò che fa bene all’anima.

Quando ho iniziato questo libro, non sapevo cosa aspettarmi. Anche durante la lettura mi chiedevo spesso dove mi avrebbe portata la storia. Poi arriva quel momento in cui tutto si ferma, tutto si evolve, tutto cambia.

Un finale bellissimo — ancora adesso, se ci penso, mi commuovo.
Consiglio questo libro a chi ha bisogno di una piccola coccola, di un tè caldo da sorseggiare piano.
Non aspettatevi colpi di scena o trame complicate: lasciatevi semplicemente trasportare dal ritmo dei battiti del cuore.


mercoledì 26 marzo 2025

IL DIARIO DI ANNE FRANK


Quando leggi un libro come Il Diario di Anne Frank, non pensi certo di scriverne una recensione. Come puoi recensire la vita di una ragazzina che ha trascorso due anni nascosta in un alloggio segreto, per poi essere catturata e lasciata morire in un campo di concentramento solo perché ebrea? Puoi solo leggere la sua storia, prenderne atto e pensare che una storia così non dovresti mai più trovarla in un libro.

Oggi però voglio condividere con voi un pensiero di Anne che mi ha profondamente colpito. Un estratto dal suo diario, che non parla di guerra, religione, nazisti o campi di concentramento, ma delle donne. Più precisamente, della loro indipendenza. 

Questo passaggio, scritto il 13 giugno 1944, mi ha fatto riflettere su quanto fosse avanti questa giovane donna e su quanto, purtroppo, siamo ancora indietro oggi nel riconoscere il valore delle donne. Eccolo qui:

"Più volte mi sono posta una di quelle domande che non mi danno pace, e cioè perché un tempo, e spesso anche adesso, la donna nei popoli occupa un posto molto meno importante rispetto all'uomo. Chiunque può dire che è ingiusto, ma a me non basta, vorrei tanto conoscere il motivo di questa grande ingiustizia!
Si può immaginare che l'uomo, fisicamente più forte, fin dall'inizio abbia avuto una posizione di supremazia rispetto alla donna; l'uomo che guadagna, che genera i figli, l'uomo che può tutto... È già stato abbastanza stupido da parte di tutte quelle donne che fino a poco tempo fa hanno permesso che fosse così senza protestare, perché quanti più secoli questa regola ha resistito, tanto più ha preso piede. Per fortuna, la scuola, il lavoro e il progresso hanno un po' aperto gli occhi alle donne. In molti paesi le donne hanno ottenuto gli stessi diritti degli uomini; molte persone, soprattutto donne, ma anche uomini, adesso capiscono quanto questa suddivisione fosse sbagliata e le donne moderne vogliono avere il diritto all'indipendenza totale!
Ma non è solo questo, è il rispetto alla donna, quello che manca! In tutto il mondo l'uomo viene rispettato, perché non si può dire lo stesso della donna? Soldati ed eroi di guerra vengono onorati e festeggiati, gli scopritori hanno fama mondiale, i martiri vengono osannati, ma di tutta l'umanità, quanti considerano la donna anche come un soldato?
Nel libro Guerrieri per la vita c'è scritto qualcosa che mi ha molto colpita, e cioè più o meno che le donne in generale, già soltanto per i parti, soffrono più di qualsiasi eroe di guerra. E quale successo spetta alla donna, dopo aver sofferto tanto? Viene spinta in un angolo quando è sformata dalla gravidanza, i figli ben presto non sono più suoi, la bellezza svanisce. Le donne sono molto più stoiche, sono soldati più coraggiosi che lottano e soffrono per la sopravvivenza dell'umanità molto più di tanti eroi che non sanno fare altro che vantarsi!"

(Anne Frank - 13 Giugno 1944)

Queste parole, scritte in un momento così difficile, ci ricordano quanto sia cruciale continuare a lottare per l'uguaglianza e il rispetto per le donne, temi ancora oggi attuali e urgenti.

Il Coraggio tra i fiori di ortica

Questo è stato un libro che ho acquistato “al buio”. Sì, proprio al buio! Girando tra gli stand del SalTo25, mi sono imbattuta i...