Ci sono libri che non ti aspetti e che ti sussurrano al cuore.
L'isola dei battiti del cuore è stato uno di questi.
Laura Imai Messina ci racconta la storia di Shuichi, un illustratore di libri per bambini sulla quarantina, e di Kenta, un bambino di otto anni.
Due persone molto diverse, due vite, due solitudini che si incontrano e imparano a camminare insieme.
La narrazione è lenta, ma non in senso negativo: è come se questo romanzo andasse assaporato, proprio come si gusta una tazza di tè caldo in una giornata fredda. Ogni pagina è una piccola scoperta, una carezza. Anche quando parla di momenti tristi e dolorosi, riesce comunque ad avvolgerti, come in un abbraccio.
È un romanzo che invita a riflettere, ad ascoltarsi, a sentire il proprio cuore.
Quando dice: “Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici”, mi sono chiesta: quante volte ce lo ricordiamo davvero? È una frase all'apparenza semplice, ma che racchiude l’essenza di questo libro: ritrovare la bellezza nelle cose semplici, in ciò che fa bene all’anima.
Quando ho iniziato questo libro, non sapevo cosa aspettarmi. Anche durante la lettura mi chiedevo spesso dove mi avrebbe portata la storia. Poi arriva quel momento in cui tutto si ferma, tutto si evolve, tutto cambia.
Un finale bellissimo — ancora adesso, se ci penso, mi commuovo.
Consiglio questo libro a chi ha bisogno di una piccola coccola, di un tè caldo da sorseggiare piano.
Non aspettatevi colpi di scena o trame complicate: lasciatevi semplicemente trasportare dal ritmo dei battiti del cuore.